17/12/2025 - Consiglio europeo, i 27 divisi sull'uso degli asset russi congelati.

L'ultimo summit tra gli Stati membri dell'anno dovrà indicare una decisione precisa per i beni congelati di Mosca. Ungheria e Slovacchia frenano.
 
Il Consiglio Europeo che si riunirà domani, giovedì 18 dicembre, a Bruxelles per decidere su come finanziare l'Ucraina per i prossimi 2 anni si preannuncia complicato. Il nodo principale del summit sarà il possibile via libera al prestito di riparazione Ue all'Ucraina, basato sui beni congelati alla Banca centrale della Federazione Russa, che ammontano a 210 miliardi di euro, 185 dei quali sono nelle disponibilità di Euroclear, società belga di servizi finanziari.
 
Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, spiegano fonti Ue, riterrebbe "ideale" avere un accordo "a 27" ovvero all'unanimità, cosa che però "non sarà possibile", visto la scontata contrarietà dell'Ungheria e della Slovacchia, che peraltro sta bloccando le conclusioni su Ucraina e allargamento. Oltre a Budapest e Bratislava, gli Stati membri favorevoli all'uso degli asset sono almeno 20 anche se le fonti europee contano sull'appoggio di 22-23 capitali. I 4 Paesi della dichiarazione allegata al voto per il congelamento sine die dei beni - Italia, Malta, Bulgaria, Belgio, ai quali si è aggiunta la Repubblica Ceca - sono dati in dubbio.
 
Da Bratislava, il premier Robert Fico ha fatto sapere che non sosterrà alcuna soluzione che finanzi le spese militari dell’Ucraina: “La Slovacchia non prenderà parte a piani che non fanno altro che prolungare le sofferenze e le uccisioni“, ha affermato precisando di conseguenza che non sosterrà “alcuna soluzione che comprenda la copertura delle spese militari dell’Ucraina per i prossimi anni”. E l’utilizzo dei beni russi congelati, ha spiegato, “può minacciare direttamente gli sforzi di pace degli Usa che prevedono proprio l’utilizzo di tali risorse per la ricostruzione dell’Ucraina”.
Anche il Paese guidato da Viktor Orban si è detto contrario. Budapest ha votato, proprio come la Slovacchia, contro l’eliminazione del rinnovo semestrale degli strumenti sanzionatori nei confronti della Russia, scelta che li ha resi di fatto a tempo indeterminato. Poi, dopo l’approvazione con larga maggioranza, ha commentato la scelta affermando che “oggi a Bruxelles si attraversa il Rubicone. La votazione causerà danni irreparabili all’Unione Europea. Bruxelles abolisce il requisito dell’unanimità con un solo colpo di penna, il che è chiaramente illegale“.
 
Costa ha ventilato la possibilità di trattenere i leader a Bruxelles fino a sabato 20. Resta sempre la possibilità di approvare un prestito-ponte, in grado di accompagnare l'Ucraina per qualche mese, in attesa di vedere come andranno le trattative in corso, che hanno già spinto Kiev a non escludere la possibilità, dopo quasi 4 anni di resistenza all'invasore, di dolorose concessioni territoriali. Il presidente del Consiglio Ue ha scartato nettamente questa possibilità, ma ha ribadito che l'ipotesi di lavoro resta il prestito di riparazione, che è "l'opzione favorita da una grande maggioranza di Paesi".
 
Resta il fatto che l’Europa, ad oggi, appare più frammentata che mai e che prendere una decisione così determinante per il futuro economico dell’Unione e per le sue strategie di supporto all’Ucraina affidandosi solo alla maggioranza qualificata rischia di creare una frattura gigante tra i 27 Stati membri. Ci sarà tempo quindi fino al 20 dicembre per arrivare a una soluzione diplomatica, altrimenti Bruxelles si troverà di nuovo a un bivio: ritardare la decisione e aprire a nuove strategie o forzare la mano e rischiare di spaccare l’Ue.