I 27 potranno stipulare accordi bilaterali con Paesi terzi per creare hub per rimpatri e facilitare l'espulsione dei richiedenti asilo respinti.
Il Consiglio Affari interni dell’Unione europea ha approvato il nuovo quadro sui rimpatri e l’applicazione del concetto di Paese terzo sicuro, aprendo la strada alla possibilità per gli Stati membri di istituire centri dedicati nei Paesi extra-Ue. Il regolamento che modifica il concetto di Paese terzo sicuro amplierà le circostanze in cui i Paesi membri potranno respingere una domanda d’asilo in quanto irricevibile. In linea con la proposta della Commissione europea, la posizione dei ministri consentirà agli Stati membri di concludere accordi bilaterali con Paesi terzi considerati sicuri per svolgere le procedure d’asilo al di fuori dell’Europa. In sostanza, una conferma della validità del progetto originale del governo italiano in Albania.
Un passaggio che il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi ha definito “una svolta chiesta dall’Italia”, sostenendo che il nuovo impianto normativo rafforza in modo decisivo la strategia nazionale sulla gestione dei migranti irregolari. Secondo Piantedosi, l’accordo raggiunto in Consiglio Ue consente finalmente di costruire “un sistema europeo per i rimpatri realmente efficace”, grazie alla lista comune dei Paesi d’origine sicuri, alla riforma del concetto di Paese terzo sicuro e alla possibilità di applicare procedure accelerate di frontiera senza che i ricorsi sospendano automaticamente le decisioni di rimpatrio. A sua detta, si tratta del riconoscimento politico dell’impostazione promossa da Roma durante i negoziati.
La modifica - che a Bruxelles descrivono come “mirata” - avrà conseguenze enormi: gli Stati membri potranno respingere domande d’asilo come inammissibili, cioè senza esaminarne il merito, se riterrà che i richiedenti asilo avrebbero potuto chiedere e ottenere protezione internazionale in un Paese extra-Ue considerato sicuro per loro.
Le modifiche radicali al sistema d’asilo attuale non finiscono qui: il criterio del legame tra il richiedente asilo e il Paese terzo non sarà più obbligatorio, aprendo dunque a trasferimenti di persone migranti in qualsiasi Paese terzo - anche a migliaia di chilometri di distanza - con cui esistono accordi per garantire l’asilo. Inoltre, i richiedenti asilo che si opporranno a tali decisioni non avranno più il diritto automatico di rimanere nell’Ue per la durata del ricorso.
E' stato inoltre redatto l’elenco dei Paesi di origine sicuri, che snellirà i respingimenti delle procedure di asilo e i rimpatri. La lista, che resterà aperta a aggiunte o tagli, per ora include Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia. Gli Stati membri applicheranno una procedura accelerata per i richiedenti provenienti da tali Paesi, e potranno attuarla alla frontiera o nelle zone di transito. Anche i Paesi candidati all’adesione all’Ue saranno designati automaticamente come sicuri, a meno che non vi sia un conflitto o che siano state state adottate misure restrittive che incidono su diritti e libertà fondamentali.
Gli Stati membri potranno inoltre disporre di propri elenchi nazionali, più folti di quelli Ue – come per esempio già accade in Italia -, seguendo il principio che se le richieste d’asilo di cittadini provenienti da un determinato Paese vengono accolte in meno del 20% dei casi, allora le loro richieste potranno finire nel dossier delle procedure accelerate.
A chiusura del sistema, c’è la revisione delle norme dei rimpatri, che apriranno definitivamente ai return hubs, centri di detenzione in Paesi terzi per migranti irregolari in attesa di essere effettivamente rimpatriati. In realtà, il Consiglio Ue insiste perché tali centri “possano fungere sia da centri di transito verso i Paesi di rimpatrio finale, sia da destinazione finale“. I confini restano volutamente fumosi, tutto sarà delegato agli accordi bilaterali con i Paesi che accetteranno di ospitare i return hubs: le procedure per il rimpatrio, le condizioni di soggiorno delle persone migranti, le conseguenze in caso di mancato rispetto degli standard in materia di diritti umani obbligatori in tali accordi.
Riguardo il meccanismo di solidarietà, perno del Patto per la migrazione e l’Asilo, i ministri dei 27 hanno stabilito che nel 2026 i Paesi sotto pressione migratoria - Italia, Spagna, Grecia e Cipro - beneficeranno di 21.000 ricollocamenti, o di 420 milioni di contributi finanziari, o di altre iniziative di solidarietà. Spetterà a ciascuno Stato membro decidere quale tipo di misura di solidarietà promettere, compresa la possibilità di una combinazione di misure diverse.
