Kubilius: "Un momento storico per la difesa europea". I piani passeranno ora al vaglio di Commissione e Consiglio, poi i primi esborsi.
La Commissione europea entra nella fase cruciale di valutazione dei piani nazionali presentati nell’ambito di SAFE (Securety Action for Europe), il nuovo strumento da 150 miliardi di euro pensato per rafforzare congiuntamente la base industriale della difesa europea. Come confermato dal commissario Ue alla Difesa, Andrius Kubilius, in un messaggio sul suo profilo X, tutti i 19 Stati membri che hanno richiesto i prestiti hanno trasmesso a Bruxelles i loro programmi di investimento.
La scadenza per la presentazione dei piani era lo scorso 30 novembre. I Paesi che hanno presentato i piani per ottenere i fondi sono: Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna.
Nel suo messaggio, Kubilius ha anche ricordato che l’approvvigionamento congiunto è il cuore di SAFE: un asse strategico che permetterà di rendere “l’industria della difesa europea più integrata e competitiva” e di contribuire a colmare le lacune attuali, in linea con gli obiettivi NATO.
I piani nazionali presentati dai governi prevedono infatti acquisti cooperativi in tutte le 9 aree prioritarie identificate da Bruxelles - dall’artiglieria alla mobilità militare, fino ai principali abilitatori strategici. La maggior parte degli Stati membri ha inoltre scelto di concentrare i propri progetti in 4 settori considerati chiave: la Drone Defence Initiative, l’Eastern Flank Watch, l’Air Shield e lo Space Shield, a conferma della volontà di allineare gli investimenti alle minacce più immediate e alle esigenze operative dell’Unione.
Interrogato sulle prossime mosse della Commissione europea, il portavoce dell’esecutivo per la Difesa, Thomas Regnier, ha spiegato che si procederà con l’analisi dei piani, prima di inviare la propria valutazione al Consiglio. Infatti, solo dopo il via libera degli Stati membri potranno essere erogati i primi fondi. Parlando nel corso del briefing con i giornalisti, il portavoce ha sottolineato che la Commissione Ue controllerà l’avanzamento dei progetti attraverso una serie di report periodici che ogni governo dovrà trasmettere insieme alle richieste di pagamento: “I Paesi ci informeranno su come procedono i progetti sul terreno, e in base a questo potremo rilasciare le tranche successive”.
Regnier ha inoltre sottolineato che i piani saranno valutati con attenzione anche rispetto ai criteri di trasparenza, alla prevenzione dei rischi di corruzione e alla coerenza con la tabella di marcia europea sulle capacità critiche e i progetti faro: “Vediamo già sinergie tra la roadmap e i piani ricevuti, ma è presto per anticipare giudizi”, ha precisato. Regnier ha voluto specificare che la scadenza del 30 novembre valeva solo per gli Stati che hanno richiesto i prestiti, non per i partner esterni, con i quali il dialogo resta aperto.
