Bruxelles vara il primo rapporto dedicato al ciclo annuale sulla migrazione, tappa cruciale per arrivare all'attuazione del Patto (che scatterà a metà 2026).
L'Italia, insieme a Spagna, Grecia e Cipro sono "sotto pressione migratoria". Lo afferma la Commissione europea nel suo primo Rapporto annuale su asilo e migrazione, presentato martedì 11 novembre. Questi Paesi sono stati interessati lo scorso anno da un "livello sproporzionato" di arrivi di migranti, compresi quelli salvati in mare. La relazione e il pool di solidarietà presentati sono la base per sviluppare il sistema di "solidarietà obbligatoria" previsto dal Patto su migrazione e asilo, la grande riforma della politica migratoria adottata nel 2024.
Sulla base della relazione, la Commissione europea ha proposto le modalità di contribuzione per rispondere alle esigenze dei Paesi sotto pressione. Il meccanismo prevede in sostanza 3 opzioni, da calcolare sulla base di Pil e popolazione di ogni Stato membro: ricollocamenti di persone migranti, contributi finanziari o supporto a Paesi terzi. La proposta però, non è pubblica. Lo sarà solo una volta che gli stessi Stati membri l’avranno adottata al Consiglio dell’Ue.
Anche se la relazione mette nero su bianco che gli ingressi irregolari in Ue sono diminuiti del 35% in 1 anno, il problema è che “tutti gli Stati membri sono sotto pressione in varie forme”, ha dovuto ammettere il commissario europeo per gli Affari interni e la Migrazione, Magnus Brunner. E quindi, oltre ai 4 che hanno registrato “un livello sproporzionato di arrivi” nell’ultimo anno, ci sono i 12 a rischio “a causa dell’elevato numero di arrivi, delle continue tensioni sui loro sistemi di accoglienza o della minaccia di strumentalizzazione della migrazione che potrebbe creare obblighi sproporzionati nel prossimo anno”. Sono Belgio, Bulgaria, Germania, Estonia, Irlanda, Francia, Croazia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia e Finlandia: questi avranno accesso prioritario ad un altro strumento di sostegno, il Migration Support Toolbox, che include supporto finanziario, operativo e tecnico da parte di organismi, uffici e agenzie dell’Ue.
Se a 8 di loro sarà in ogni caso chiesto un contributo, almeno simbolico, al meccanismo - in attesa che la loro situazione venga “rivalutata in modo accelerato” - Bulgaria, Estonia, Croazia e Polonia potrebbero esserne esentati, parzialmente o del tutto. Questi, insieme ad Austria e Repubblica Ceca, “devono affrontare una situazione migratoria significativa a causa delle pressioni cumulative degli ultimi 5 anni” e avranno quindi la possibilità di chiedere al Consiglio dell'Ue una “deduzione totale o parziale dai loro contributi al fondo di solidarietà per il prossimo anno”.
Restano quindi solo 7 Paesi: Malta, Svezia, Ungheria, Portogallo, Romania, Slovenia e Lussemburgo (la Danimarca gode di un opt-out di lunga data dagli obblighi sulla migrazione e l’asilo). La Commissione europea ha precisato che, per preservare l’equilibrio tra solidarietà e responsabilità, il Patto garantisce che gli Stati membri che contribuiscono al meccanismo di solidarietà “non saranno tenuti ad attuare i loro impegni di solidarietà nei confronti di uno Stato membro sottoposto a pressione migratoria se la Commissione Ue ha individuato carenze sistemiche in tale Stato membro per quanto riguarda le nuove norme in materia di responsabilità”. In sostanza, se Italia, Spagna, Grecia e Cipro continueranno a lasciar partire persone migranti verso il nord Europa, non convenendo alle regole di Dublino, salterà tutto.
Brunner, forse consapevole dei rischi che il meccanismo si inceppi, ha ammesso in una breve conferenza stampa che “non è perfetto, ma è quello che abbiamo ed è davvero importante attuarlo“. Una patata bollente che passa ora nelle mani del Consiglio dell’Unione europea, dove gli Stati membri dovranno trovare un accordo sulle dimensioni del meccanismo di solidarietà solidarietà e le modalità di contribuzione di ciascuno Stato.
