La presidente della Commissione europea sprona le 27 cancellerie per accelerare su rimpatri e accordi bilaterali con Paesi terzi.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha invitato gli Stati membri a "intensificare gli sforzi per attuare pienamente il Patto su migrazione e asilo", sottolineando che "tutti i 27 lo hanno approvato e ora tutti devono rispettare le regole". Poco importa se sono diminuiti gli arrivi irregolari (del “23% quest’anno, a seguito di un calo del 37% l’anno scorso”, si legge nel documento inviato ai capi di Stato e di governo): il fatto è che “le pressioni accumulate nei confronti dell’Europa negli anni hanno messo sotto sforzo le risorse degli Stati membri” e dunque non è concesso abbassare la guardia.
L’obiettivo primario rimane quello di accelerare i preparativi per la piena implementazione del Patto sulla migrazione e asilo, che entrerà in vigore nel giugno 2026. A quel punto, dice il capo della Commissione, “avremo un sistema equo e in grado di proteggere dagli abusi, che ci consentirà di affrontare le sfide legate alla migrazione illegale”. Nell’annunciare l’imminente lancio del “primo ciclo annuale di gestione della migrazione” (con cui si certificherà quali Stati membri sono sotto maggiore pressione migratoria), ribadisce la necessità di “sforzi intensificati a livello politico e tecnico” per procedere a spron battuto sulla tabella di marcia.
Soprattutto, la lettera cita “la fornitura di un sostegno efficace agli Stati membri sotto pressione e l’attuazione del meccanismo di solidarietà devono andare di pari passo con misure relative alla responsabilità“: una “simmetria” giudicata fondamentale da von der Leyen. Non è un caso, tuttavia, che proprio su questo punto si continuino a registrare gli stessi vecchi attriti tra i governi nazionali, data la ritrosia di molti Paesi a superare pienamente il sistema di Dublino.
A Bruxelles, assicura von der Leyen, si lavora avendo come obiettivo “l’efficienza e la semplificazione delle procedure, compreso il riconoscimento a livello Ue delle decisioni di rimpatrio“. Servono “risultati tangibili”, e in fretta, incalza la presidente, per “garantire in modo più efficace il rimpatrio rapido, efficace e dignitoso delle persone che non hanno il diritto di soggiornare nell’Ue”. Sforzi che si uniscono a quelli relativi alla revisione del concetto di Paese terzo sicuro e dell’elenco dei Paesi di origine sicuri, che von der Leyen auspica possano “ridurre la pressione complessiva sui nostri sistemi di asilo”.
Parallelamente alla dimensione interna, poi, c’è quella esterna. La missiva elenca una lunga serie di partenariati con Paesi extra-Ue, tra i cui obiettivi c’è appunto quello della gestione dei flussi migratori. La più importante partnership multilaterale è quella che dovrebbe scaturire dal nuovo Patto per il Mediterraneo, stipulato con una decina di Stati affacciati sul bacino del Mare Nostrum e che dovrebbe entrare in vigore il mese prossimo. Altri forum di cooperazione multipli sono quelli coi partner dei Balcani occidentali, dell’Unione africana e della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac).
Infine, von der Leyen elenca una sfilza di accordi bilaterali da approfondire e migliorare o da portare a compimento: dalla Mauritania alla Turchia, dal Senegal alla Giordania, dal Marocco alla Siria, dalla Tunisia all’Egitto e fino all’India. Passando per la Libia, cui Bruxelles continua a fornire assistenza e fondi nonostante le comprovate, gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dalla sedicente “guardia costiera”.
L’ultima aggiunta in ordine cronologico a questo elenco è rappresentata dall’Afghanistan dei talebani, col quale l’esecutivo a dodici stelle sta “lavorando per garantire il coordinamento a livello dell’Ue” al fine di spianare la strada alla deportazione dei rifugiati in fuga dal regime sanguinario tornato al potere dopo il ritiro occidentale del 2021.