Bruxelles accelera sull’esame delle riforme di Kiev e Chisinau, mentre si valutano strategie per superare i veti e rafforzare la stabilità regionale.
"La Commissione europea ha completato l'esame di tutta la legislazione" di Ucraina e Moldavia. "Entro novembre, il Consiglio avrà la possibilità di avviare tutti e 6 i cluster negoziali e tutto sarà pronto dopo aver completato questo processo per accelerare le riforme". Lo ha dichiarato la commissaria europea all'Allargamento Marta Kos al suo arrivo alla riunione dei ministri europei degli Esteri a Lussemburgo. "Ciò che è importante è che dobbiamo porre rimedio alla corruzione e rafforzare le istituzioni e, soprattutto, lo Stato di diritto", ha aggiunto la commissaria.
Kos ha spiegato che Bruxelles sta vagliando "tutte le possibilità" per dare via libera all'avvio dei negoziati anche senza il consenso di Budapest. "È un principio basato sul merito e Ucraina e Moldavia hanno dato risultati positivi" ha spiegato, ricordando che "l'Ungheria non si è opposta al riconoscimento dello status di candidato all'Ucraina" e dicendo di aspettarsi quindi che "l'Ungheria sosterrà" l'apertura dei cluster negoziali.
L’Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, ha commentato sottolineando che l’Ucraina non può arrendersi nella sua lotta per l’indipendenza, un messaggio cruciale anche alla luce delle recenti tensioni internazionali Kallas ha espresso una preferenza per un incontro diretto tra i presidenti Zelensky e Putin, mentre ha richiamato l’attenzione sul delicato equilibrio diplomatico, in particolare riguardo al mandato di arresto internazionale che grava su alcune figure coinvolte.
Sul fronte moldavo, la recente riconferma del partito europeista guidato dalla presidente Maia Sandu ha rafforzato la posizione pro-Ue del Paese, offrendo un chiaro segnale di continuità nelle riforme e nell’impegno per l’integrazione europea. La Moldavia, con una popolazione di circa 2,4 milioni di abitanti, ha visto un’affluenza record alle elezioni parlamentari e un sostegno crescente alla sua aspirazione di adesione, nonostante le pressioni e le interferenze esterne, soprattutto dalla Russia e dalla regione separatista della Transnistria.