07/10/2025 - La Commissione europea valuta su come usare gli asset russi per l'Ucraina.

Bruxelles è al lavoro per presentare una proposta legislativa che sia giuridicamente inattaccabile. "Avremo bisogno di garanzie da parte degli Stati membri", spiega un alto funzionario.
 
La Commissione europea appare confidente che l'operazione per usare direttamente gli asset russi congelati presso la compagnia di servizi finanziari Euroclear non costituisca una confisca e sta definendo concretamente la proposta da sottoporre ai 27. Al vertice informale di Copenaghen, l'idea ha ricevuto un primo "ok" di massima dai capi di stato e di governo per lavorare su una proposta legislativa. L’obiettivo è utilizzare i 175 miliardi di euro di proprietà della Banca centrale russa, ma custoditi per la maggior parte da Euroclear a Bruxelles, senza che dal punto di vista legale si configuri alcuna confisca. Il terreno è spinoso, ma - sostiene un alto funzionario dell'esecutivo Ue - "crediamo di aver trovato il modo per farlo senza violare il diritto internazionale”.
 
Alla base del ragionamento, Bruxelles pone le conclusioni del Consiglio europeo di 1 anno fa, che citano: “i beni della Russia dovrebbero rimanere bloccati fino a quando la Russia non avrà cessato la sua guerra di aggressione nei confronti dell’Ucraina e non l’avrà risarcita per i danni causati da tale guerra”. Questo principio è in sostanza la garanzia di sicurezza su cui poggia il complesso escamotage in cantiere. Insieme al fatto che l’Ue non toccherebbe il credito che Mosca detiene sulla società belga di servizi finanziari, ma il corrispettivo contante accumulatosi negli ultimi 3 anni e mezzo. “Il contante appartiene a Euroclear”, sostiene Bruxelles.
 
La proposta di Bruxelles e' dunque di ridirigere la liquidita' derivante dai titoli di proprieta' della Banca centrale russa, bloccati dalle sanzioni e scaduti, in un contratto di debito dedicato all’Unione Europea, e che quest’ultima possa prestarlo all’Ucraina a tasso zero e in diverse tranche “a seconda delle necessità”. Kiev rimborserebbe il prestito solo una volta che la guerra sarà finita e solo quando la Russia avrà pagato le riparazioni. A quel punto, Bruxelles rimborserebbe a sua volta Euroclear. Un “prestito per le riparazioni”, come l’aveva definito Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione, lo scorso 10 dicembre.
 
Affinché la costruzione regga, “avremo bisogno di garanzie da parte degli Stati membri”, illustra ancora l'alto funzionario. Garanzie emesse bilateralmente, fino all’intero ammontare dei fondi, con una struttura simile a quella implementata con il fondo SURE da 100 miliardi attivato nel 2020 durante la pandemia di Covid-19. Secondo la Commissione europea il rischio di tali garanzie rimarrebbe “limitato” e “sotto il controllo degli Stati membri”. Ovvero, si materializzerebbe solo nel caso in cui i 27 decidessero di revocare le sanzioni alla Russia - e dunque scongelarne gli asset statali - senza che Mosca abbia risarcito l’Ucraina.
 
Bruxelles rimane convinta che la proroga delle sanzioni possa essere legittimamente decisa a maggioranza qualificata degli Stati membri e non piu' all'unanimita'. Dell'operazione discuteranno dai ministri delle finanze dell’Ue a Lussemburgo nel corso di questa settimana, poi tocchera' ai capi di stato e di governo al prossimo Consiglio europeo del 23-24 prendere la decisione politica finale. Se effettivamente daranno un mandato all’esecutivo per presentare una proposta legislativa, l’obiettivo di Bruxelles è procedere spediti per azionare il prestito “all’inizio del secondo trimestre del prossimo anno“.