L'esecutivo Ue sta lavorando alla creazione di un Fondo per la competitività (Ecf), dedicato alla sicurezza, spazio e sovranità strategica.
Il nuovo Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’Ue dovrebbe includere almeno 100 miliardi di euro per i programmi di difesa, 10 volte i 10 miliardi di euro attualmente stanziati, ha affermato l’Associazione europea delle industrie aerospaziali, della sicurezza e della difesa (ASD) in un documento di posizione. Mercoledì 16 luglio la Commissione europea presenterà la struttura e le cifre del suo prossimo bilancio settennale, che inizierà nel 2028; la cifra di 100 miliardi di euro è stata ripetutamente pubblicizzata come la cifra necessaria per finanziare seriamente un’azione di riarmo.
Il bilancio da 100 miliardi di euro, che comprende un programma di innovazione, un fondo per l’incremento della produzione e incentivi per gli acquisti congiunti, con particolare attenzione agli acquisti locali, “rappresenta il minimo indispensabile per iniziare a ricostruire le capacità industriali della difesa europea dopo aver accumulato un deficit di investimenti nella difesa di 600 miliardi di euro durante i decenni del ‘dividendo di pace'”, si legge nel documento pubblicato dall’ASD.
Al centro della futura strategia industriale europea c’è la proposta della Commissione di creare un Fondo europeo per la competitività (Ecf), una struttura integrata che fonderebbe fino a 14 linee di bilancio già esistenti. Tra queste: il Fondo europeo per la difesa, l’Atto a sostegno della produzione di munizioni, il programma IRIS² per lo spazio, InvestEU, LIFE, EU4Health, e il Programma per l’industria della difesa.
L’obiettivo è ambizioso: concentrare risorse e governance in un unico strumento capace di sostenere l’autonomia strategica europea in settori chiave come la difesa, lo spazio, le tecnologie digitali e le biotecnologie. Il fondo sarà dotato di una “clausola di preferenza europea”, volta a garantire che gli investimenti restino nel perimetro industriale dell’Unione e rafforzino le sue capacità produttive e tecnologiche.
L’urgenza di agire è condivisa tanto dalle industrie quanto da diversi governi europei. Il piano di riarmo proposto da Palazzo Berlaymont - 800 miliardi di euro di investimenti complessivi nei prossimi anni - richiede ora una concreta articolazione nel bilancio pluriennale e nelle politiche nazionali. Tuttavia, il ritmo con cui gli Stati membri stanno aumentando la spesa militare resta, secondo l’ASD, “inferiore alle aspettative e non allineato con la gravità della minaccia”. Il punto critico resta - come sempre - l’allineamento politico tra le capitali europee.