La Commissione Ue avverte gli Stati membri: ancora 1 anno per spendere oltre 335 miliardi, progetti siano fattibili.
La Commissione europea ha fatto chiarezza una volta per tutte sulle spese residue riservate allo Strumento di ripresa e la resilienza (Pnrr), ovvero richieste di pagamenti per oltre 335 miliardi di euro che i Paesi membri non hanno ancora presentato a Bruxelles. La scadenza non cambia, non si andrà oltre il 31 agosto 2026, tuona Bruxelles: entro quella data, i governi “sono invitati a rivedere i loro piani per includere solo misure realizzabili”.
Il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto e il commissario Ue per il Commercio, Valdis Dombrovskis, hanno presentato una comunicazione che fornisce orientamenti agli Stati membri per razionalizzare i Pnrr, raggiungere tutte le tappe intermedie e gli obiettivi concordati e preparare le richieste di pagamento finale nel 2026. Finora, Bruxelles ha erogato alle capitali 315 miliardi di euro, a seguito del raggiungimento di oltre 2.000 tappe intermedie e obiettivi nella realizzazione di riforme e investimenti.
“Le riforme lanciate sono ampie e di grande portata. Abbiamo registrato tanti progressi ma è importante fare di più. Resta una priorità accelerare "in vista delle scadenze", ha affermato Fitto. Mancano ancora circa 154 miliardi in sovvenzioni e 180 miliardi in prestiti. In prospettiva, oltre 4.300 tappe intermedie e obiettivi - su 7.105 - devono ancora essere sottoposti alla valutazione di Bruxelles. Ancora più preoccupante, sembra che in questi ultimi mesi i Paesi membri abbiano perso lo slancio: dall’inizio dell’anno, sono stati erogati solo 9,5 miliardi di euro, in un momento in cui “sarebbe stata necessaria un’ulteriore accelerazione”.
“Qualsiasi azione intrapresa dopo il 31 agosto 2026 per conseguire le tappe intermedie e gli obiettivi non potrà essere presa in considerazione nella valutazione delle richieste di pagamento“, chiude Bruxelles. Il calendario è definitivo: tutte le richieste di pagamento, comprese le dichiarazioni di gestione, e tutte le prove necessarie per la loro valutazione, devono essere presentate entro il 30 settembre 2026. La Commissione Ue effettuerà tutti i pagamenti entro il 31 dicembre 2026.
Sarà quindi “estremamente importante effettuare una revisione molto approfondita”, chiariscono fonti dell'esecutivo Ue. Il principio guida è mantenere nei piani solo i progetti che sono sicuri di essere completati. Le altre misure “dovrebbero essere eliminate per evitare il disimpegno di ingenti fondi del dispositivo”, si legge nella comunicazione. “Non c’è spazio per i miracoli”, è la linea di Bruxelles. Concentrarsi esclusivamente sugli elementi essenziali, e farlo il prima possibile, procedendo “entro la fine del 2025 alla revisione dei piani”.
Per aumentare il ventaglio di opzioni a disposizione dei 27, la Commissione europea ha ricordato varie opzioni per riorientare o ottimizzare le risorse. Gli Stati dovrebbero “valutare la possibilità di rafforzare le misure la cui attuazione procede bene”, o di “suddividere” i progetti in modo da richiedere i finanziamenti solo per quegli elementi che possono essere attuati entro scadenza, mentre il resto dei progetti “potrebbe essere attuato con fondi nazionali o con altri fondi Ue, su un arco temporale più lungo”.
Inoltre è possibile trasferire su InvestEU, il programma Ue per gli investimenti strategici, fondi per un importo fino al 4% del totale del Pnrr. E soprattutto si possono spostare fondi per “sostenere contributi nazionali volontari al futuro programma europeo per l’industria della difesa (EDIP)”. Ma l’iter legislativo sul regolamento che istituirebbe EDIP non è ancora concluso, e una tale possibilità dovrebbe essere ammessa dagli stessi Stati membri e dal Parlamento durante i triloghi.