21/05/2025 - Difesa, via libera dagli ambasciatori Ue a SAFE.

Intesa sullo strumento Ue da 150 miliardi per la difesa. I fondi reperiti sui mercati dei capitali saranno erogati sotto forma di prestiti diretti agli Stati membri che ne faranno richiesta, e saranno garantiti dal bilancio Ue.
 
Gli ambasciatori dei Paesi dell’Unione europea hanno approvato il fondo da 150 miliardi di euro proposto dalla Commissione Ue per sostenere gli appalti congiunti e la difesa noto come Security Action for Europe (SAFE), parte del piano Rearm Europe. Come ha ricordato la presidenza polacca del Consiglio dell’Ue, annunciando l’approvazione del fondo, SAFE è “il primo grande programma dell’Ue per aumentare gli investimenti nelle capacità di difesa europee che diventa realtà”. Lo strumento necessita ancora dell’adozione formale da parte degli Stati membri, prevista per il 27 maggio, dopodichè gli Stati membri avranno 2 mesi di tempo per elaborare i progetti per i quali desiderano ricevere fondi Ue. Bruxelles impiegherà poi fino a 4 mesi per analizzarli.
 
La Commissione ha proposto il piano SAFE per aiutare i Paesi a ricostituire rapidamente le scorte militari, dopo che la precedente proposta del programma industriale europeo per la difesa (EDIP), volta a promuovere gli appalti congiunti e ad aumentare la produzione dell’industria della difesa, si era arenata in lunghe negoziazioni.
 
L’obiettivo di SAFE è raccogliere fino a 150 miliardi di euro sui mercati dei capitali che saranno erogati sotto forma di prestiti diretti agli Stati membri che ne faranno richiesta, sulla base di piani nazionali. Prevede procedure d’appalto comuni semplificate e accelerate, e 2 categorie di prodotti ammissibili. Da un lato munizioni e missili, sistemi di artiglieria, capacità di combattimento terrestre e relativi sistemi di supporto, piccoli droni e sistemi anti-drone, sistemi di protezione delle infrastrutture critiche e per la mobilità militare. Dall’altro, sistemi di difesa aerea e missilistica, capacità marittime di superficie e subacquee, droni, sistemi per il trasporto aereo strategico e per il rifornimento in volo, risorse e servizi spaziali e sistemi di intelligenza artificiale.
 
Per poter beneficiare dei fondi Ue, almeno il 65% del valore del sistema d’arma da acquisire deve essere realizzato in uno Stato membro, in Ucraina o in un Paese dello Spazio economico europeo/Associazione europea di libero scambio. Il restante 35% può provenire da qualsiasi paese terzo del mondo.
Tuttavia, alcuni Paesi terzi possono essere promossi e partecipare fino al 65%. Per farlo, devono avere un Partenariato per la Sicurezza e la Difesa (SDP) esistente con l’Unione, prerequisito per stipulare un secondo accordo bilaterale che consenta loro di accedere a questo specifico programma. Al momento l’Unione europea vanta partenariati di questo tipo con Norvegia, Moldavia, Corea del Sud, Giappone, Albania, Macedonia del Nord e dallo scorso 19 maggio anche con il Regno Unito.