Italia ancora fanalino di coda; nonostante un +0,8% rispetto al 2023, Roma si ferma a 67,1%, ben al di sotto della media Ue.
Il tasso di occupazione nell’Unione Europea si avvicina spedito al target del 78% fissato per il 2030. Lo scorso anno, si è attestato al 75,8%, in crescita di mezzo punto percentuale rispetto al 2023. Seppur con con importanti differenze tra i 27, il dato è in crescita in (quasi) tutti gli Stati membri e la forbice tra i primi della classe (l’Olanda) e il fanalino di coda (l'Italia) si riduce. Il nostro Paese ha toccato il 67,1%, con un aumento dello 0,8% che fa ben sperare. Ma è ancora maglia nera per il divario di genere e per il tasso di donne sovraqualificate in rapporto agli uomini.
Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel 2024 hanno lavorato 197,6 milioni di cittadini dell’Ue di età compresa tra i 20 e 64 anni. Tra i Paesi membri, 15 hanno registrato già superato l’asticella del 78%, mentre 9 paesi rientrano nella fascia tra il 70 e il 78%. Solo 3 Paesi – Italia, Grecia e Romania – non arrivano al 70%. All’altra estremità, i Paesi Bassi hanno il tasso di occupazione più alto (83,5%), seguiti da Malta (83,0%), Repubblica Ceca (82,3%), Svezia (81,9%), Estonia (81,8%), Germania (81,3%) e Ungheria (81,1%). Solo 4 Paesi hanno registrato un lieve calo del tasso di occupazione: Estonia, Lettonia, Svezia e Lussemburgo.
Negli obiettivi per il 2030 fissati dal Piano d’azione del Pilastro europeo dei diritti sociali, c’è anche la riduzione del divario occupazionale di genere. A guardare la media Ue, il gap è ancora significativo: il tasso di occupazione maschile si attesta all’80,8%, quello femminile al 70,8%. La distanza tra i Paesi baltici e scandinavi e quelli del Mediterraneo è abissale: se in Finlandia il divario è ormai quasi trascurabile (0,7 punti percentuali) e nei 3 baltici è circa del 3%, in Italia e in Grecia si attesta ancora quasi al 20%, rispettivamente al 19,3 e al 18,8%. In Italia lavorano meno del 60% delle donne tra i 20 e i 64 anni, rispetto a oltre il 75% della popolazione maschile.
Un altro dato interessante è quello che riguarda il tasso di sovraqualificazione della forza lavoro. Nel 2024, è stato del 20,5% per gli uomini e del 22% per le donne. Da un massimo del 35% in Spagna, fino al 4,7% in Lussemburgo. Il dato italiano è in media con quello dell’Ue, ma anche in questo caso, è il fattore di genere a imbarazzare il Paese: in Italia il tasso di sovraqualificazione femminile è più elevato di 7,7 punti percentuali rispetto a quello maschile. Il gap più profondo tra i 27 Ue.