I vertici dell'Ue si schierano a difesa de L'Aia, così come 79 Paesi del mondo. Non firmano Italia, Ungheria e Repubblica ceca.
Ferma reazione dell'Unione europea contro la decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di imporre nei confronti dei funzionari della Corte penale internazionale che indagano sugli Stati Uniti e sui suoi alleati. Secondo un funzionario della Casa Bianca, Trump ha firmato l’ordine esecutivo lo scorso 6 febbraio, ripristinando una politica adottata durante il suo primo mandato contro l'organizzazione che il nuovo presidente americano considera una minaccia alla sovranità degli Stati Uniti.
Mentre il documento e' sostenuto dai principali Paesi europei - Francia, Germania e Spagna, oltre a Paesi Bassi, Grecia, Irlanda, Danimarca, Portogallo e, fuori dall'Ue, la Gran Bretagna - tra gli Stati membri dell'Ue firmatari non figurano Italia, Lituania, Repubblica Ceca e Ungheria; sono gli unici Stati assenti nella lista dei 79 Paesi che hanno firmato una dichiarazione congiunta contro la decisione di Trump, in cui sostengono che le sanzioni alla Cpi “aumentano il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale”.
Proprio per affrontare gli attacchi alla CPI, il Parlamento europeo ha inserito in calendario per martedì 11 febbraio a Strasburgo un dibattito proposto dal gruppo The Left sulla “protezione del sistema di giustizia internazionale e le sue istituzioni, in particolare la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia”.
“La CPI garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo”, ha affermato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un post sul suo profilo X. Secondo von der Leyen, la CPI, “deve poter proseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale”. La presidente dell’esecutivo comunitario ha ribadito che “L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale”. Anche il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha condannato la mossa di Trump.
“Sanzionare la CPI minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso”, ha affermato Costa che il 6 febbraio ha avuto un incontro con la presidente della Corte penale internazionale, la giudice giapponese Tomoko Akane.
Intanto, la CPI ha promesso di proseguire la sua attività giudiziaria dopo l’ordinanza di Trump che prevede il congelamento dei beni e il divieto di viaggio nei confronti dei funzionari della CPI, dei dipendenti e dei loro familiari, nonché di chiunque sia ritenuto aver collaborato alle indagini della corte. La CPI ha affermato di “sostenere fermamente” il suo personale e che l’ordine mira a danneggiare il suo lavoro “indipendente e imparziale”. La CPI è una corte mondiale, sebbene gli Stati Uniti e Israele non ne siano membri, con il potere di promuovere procedimenti giudiziari per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.