17/12/2024 - "L’Ue nel Mondo": qual'è il posto dell’Europa sullo scacchiere internazionale?

Il vertice sarà incentrato sulla dimensione esterna dell'Ue. I capi di Stato e di governo iniziano il ragionamento sul riposizionamento del blocco in un contesto globale cambiato.
 
Il mondo sta cambiando, e in questo mutato scenario l’Ue deve sapersi evolvere, adeguare, muovere. E’ questa la sfida esistenziale di un’Europa chiamata a ragionare su sé stessa, e il nuovo corso a 12 stelle passa da qui, dalle riflessioni che il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha fortemente voluto per il suo primo vertice dei leader nella veste di capo dell’istituzione comunitaria. "L’Unione europea nel mondo" è il nome del punto all’ordine del giorno di un summit interamente dedicato a questioni di politica estera. Un nome forse ambizioso, ma comunque che ben riflette le complessità di un contesto globale sempre più delicato.
 
Non ci saranno conclusioni specifiche sul tema, che Costa vuole lasciare aperto, per creare quella “visione condivisa” che oggi sembra mancare. Si tende ad avere dubbi, a muoversi in ordine sparso. Occorre capire come agire, come relazionarsi a partner nuovi, potenze emergenti, alleati che cambiano atteggiamenti: qui il riferimento è al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. L’obiettivo è costruire un consenso per “un mandato informale”, assicurano le stesse fonti, vale a dire impegni politici non scritti per Commissione europea e Consiglio europeo. Nel mondo che cambia l’Ue deve cambiare, per evitare di restarne ai margini e cercare quanto più di governarlo.
 
In tal senso la sfida più nuova è quella della Siria, che (ri)entra prepotentemente nell’agenda di lavoro dei capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Ue. Preoccupa il processo di ricostruzione di un Paese devastato da quasi 14 anni di guerra civile. Si temono nuove ondate di richiedenti asilo, motivo che ha spinto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a volare ad Ankara per stringere nuovi accordi per la Turchia per continuare a fare da tappo e trattenere esuli e profughi.
 
L’intenzione del vertice dei leader è mandare un messaggio “chiaro” sulla necessità di stabilizzare il Paese, ma pure la regione. Il Medio Oriente è un polveriera già esplosa, si vuole riportare stabilità. La questione arabo-israeliana è di quelle complesse, però, con l’Ue ai ferri corti con il governo di un Benjamin Netanyahu considerato da molti, attorno al tavolo, come nuovo criminale internazionale. Fin qui l’Ue ha dimostrato di poter fare poco, e il rischio è che continuerà in tal senso. Nel mondo che cambia Israele resta comunque un altro interlocutore su cui insistere ma fino a un certo punto. Certo, “la situazione a Gaza preoccupa”, ammettono a Bruxelles, ma preoccupa dal 7 novembre 2023, da quando lo Stato ebraico ha iniziato la risposta armata contro Hamas.
 
Il vertice cercherà anche di ragionare al futuro dell’Ucraina. Il presidente ucraino Volodymir Zelensky è atteso a Bruxelles per fare il punto della situazione, coi partner Ue pronti a ribadire sostegno incrollabile per permettere a Kiev di ottenere una posizione di forza in vista di negoziati con il presidente russo Vladimir Putin che comunque qualcuno attorno al tavolo dei 27 auspica. La linea di Costa non cambia: l’Ucraina deve vincere questa guerra, e l’Ue ha il dovere di rimanerle accanto fino alla fine. C’è la sensazione condivisa nelle capitali europee che il conflitto sia arrivato a un punto di svolta. Ecco perché “l’Ue ha bisogno di mantenere il sostegno” che è militare, energetico, politico. Il ruolo dell’Ue nel mondo verrà dunque messo alla prova, perché qui l’Ue si gioca buona parte delle proprie ambizioni e delle propria abilità di esercitare un peso sullo scacchiere internzionale. Questa è la strategia per la politica estera, in un’Ue desiderosa di trovare il proprio posto nel nuovo mondo.