10/07/2024 - Avanza la procedura per deficit eccessivo per l'Italia e altri 6 Stati membri.

Sotto controllo anche Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Al prossimo Ecofin l'approvazione delle raccomandazioni specifiche per ogni capitale.
 
La Commissione europea ha confermato la procedura d’infrazione per deficit eccessivo per l’Italia e altri 6 Stati membri dell’Unione europea: Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. In una nota, l’esecutivo di Bruxelles ha sottolineato che nell’ambito del pacchetto di primavera del semestre europeo del giugno 2024, la Commissione “ha presentato una relazione a norma dell’art. 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE)”.
 
Come sottolinea la Commissione, “la relazione ha rilevato che l’avvio di una procedura per i disavanzi eccessivi basata sul disavanzo era giustificato per 7 Stati membri selezionati”. Alla luce di ciò “il comitato economico e finanziario ha formulato il suo parere nelle 2 settimane successive” e l’esecutivo di Bruxelles ha pertanto proposto al Consiglio decisioni che stabiliscono l’esistenza di disavanzi eccessivi nei sette Paesi sopra indicati. Il Consiglio dovrà ora decidere in merito all’esistenza di un disavanzo eccessivo in tali Stati membri e, a seguito di una proposta della Commissione nell’ambito del pacchetto d’autunno del semestre europeo, adottare la sua raccomandazione sul percorso di aggiustamento e sul termine per porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo.
 
Nella relazione presentata lo scorso 19 giugno dalla Commissione, sul caso specifico dell’Italia l’analisi della sostenibilità del debito pubblico indica rischi elevati nel medio termine legati all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze residue nel settore finanziario, che hanno rilevanza transfrontaliera. Bruxelles riconosce che il rapporto debito pubblico/Pil è notevolmente diminuito rispetto ai picchi del periodo Covid, ma resta comunque ancora elevata e si attestato nel 2023 sopra il 137% del Pil e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest’anno e il prossimo.