06/05/2024 - L'agenda del nuovo Patto di Stabilità: si inizia il 21 giugno con i target di spesa per gli Stati membri.

Dialogo tecnico in estate, piani di rientro entro il 20 settembre, e valutazione in autunno.
 
La Commissione europea comunicherà il 21 giugno agli Stati membri le traiettorie pluriennali di riferimento sulla spesa netta previste dal nuovo Patto di stabilità, entrato in vigore ufficialmente il 30 aprile con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea. Il target di ciascun Paese, da quanto si apprende, non sarà però divulgato e diventerà pubblico solo quando gli Stati presenteranno entro il 20 settembre (salvo deroghe) i piani pluriennali di spesa, indicando come intendono rispettare l'aggiustamento richiesto dopo un dialogo tecnico con la Commissione in estate. L'attesa è che le elaborazioni dell'esecutivo di giugno comprendano sia un'ipotesi di piani di spesa a 4 anni e sia a 7 anni, mentre saranno poi gli Stati chiamati a un rientro dei conti a chiedere se estendere da 4 a 7 anni i piani.
 
Bruxelles ha già indicato l'intenzione di aprire le procedure per disavanzo eccessivo il 19 giugno. Già in questa fase verranno valutati i fattori rilevanti previsti dalle nuove regole sulla procedura per disavanzo: ad esempio le sfide poste dal debito pubblico, inclusi i relativi fattori di rischio, scadenze del debito incluse; i progressi nelle riforme e negli investimenti, incluse le politiche per correggere gli squilibri macroeconomici e per la strategia comune per la crescita e l'occupazione, inclusi quelli sostenuti dal Pnrr; e l'aumento degli investimenti pubblici nella difesa. Si sta ancora valutando come verrà esattamente applicata la procedura per disavanzo eccessivo in questo primo anno di transizione per il Patto (i primi conti pubblici a tenerne conto saranno quelli del 2025).
 
Il nuovo Patto di stabilità non manderà in vacanza dunque il governo Meloni. A un Paese come l’Italia, con il 2° debito pubblico più alto in rapporto al Pil dopo quello greco, gli sforzi richiesti saranno molti, e gli scontri pochi. Perché, chiariscono a Bruxelles, per poter chiudere un occhio sulle spese in materia di difesa, che comunque resta un fattore rilevante ai fini del calcolo degli squilibri macro-economici, occorre che almeno il rapporto tra deficit e Pil sia riportata entro la soglia del 3%, cosa che non è così al momento.