"La voce degli europei è stata ascoltata“, ha esultato la presidente kosovara, Vjosa Osmani, commentando il “nuovo passo avanti” verso il primo ingresso del suo Paese in un’organizzazione internazionale dalla dichiarazione di indipendenza nel 2008. Così come rilevato poche settimane fa in occasione del parere positivo della Commissione per gli affari politici e la democrazia dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, l’adesione del Kosovo come 47° Paese membro sarebbe “il culmine di un dialogo che si è sviluppato nell’arco di 2 decenni“, anche se “non dovrebbe in alcun modo essere vista come la fine di un processo”. Al contrario dovrebbe “catalizzare lo slancio per continuare a fare progressi nel rafforzamento dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto”.
"Una giornata vergognosa per l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa": così il ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic ha commentato il voto favorevole della plenaria a Strasburgo, che ha raccomandato l'ammissione del Kosovo all'organizzazione del blocco Ue. "Per la prima volta nella storia si è raccomandato l'ingresso di qualcosa che non è uno Stato e che non soddisfa le condizioni basilari in fatto di diritti umani e libertà", ha detto Dacic, citato dai media. Con tale decisione, e con la forza imposta dalle potenze internazionali, ha aggiunto, sono state calpestate le fondamenta dello stesso Consiglio d'Europa e dell'ordinamento giuridico internazionale.