L'ex presidente della Bce, incaricato appositamente dalla Commissione, sta preparando un documento che traccerà la strada su "10 macro-settori" dell'economia europea con "3 fili conduttori".
"Abbiamo bisogno di un'Unione europea che sia adatta al mondo di oggi e di domani. Nella relazione che la presidente Von der Leyen mi ha chiesto di preparare proporrò un cambiamento radicale. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno". A dichiararlo è l'ex premier ed ex numero 1 della Baca centrale europea, Mario Draghi, in occasione di un intervento alla Conferenza di alto livello European Pillar of Social Rights a La Hulpe, in Belgio.
"Il punto chiave è che finora l'Europa si è focalizzata sulle cose sbagliate. Ci siamo rivolti verso l'interno, vedendo in noi stessi dei concorrenti, anche in settori, come la difesa e l'energia, nei quali abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato al di fuori" con sufficiente attenzione, ha spiegato Draghi.
Davanti a potenze come Stati Uniti e Cina, ha osservato, la risposta dell'Europa "è stata limitata perché la nostra organizzazione, il processo decisionale e i finanziamenti sono progettati per un mondo prima della guerra in Ucraina, prima del Covid, prima della conflagrazione del Medio Oriente". "Dovremo realizzare una trasformazione dell'intera economia europea" - ha aggiunto l'ex premier. "Dobbiamo poter contare su sistemi energetici decarbonizzati e indipendenti e su un sistema di difesa Ue integrato, sulla produzione domestica nei settori più innovativi e in rapida crescita, e su una posizione di leadership nel deep-tech e nell'innovazione digitale".
Draghi ha fatto in merito il riferimento diretto a Cina e Stati Uniti. La prima sta portando avanti politiche mirate a “catturare e internalizzare tutte le parti della catena di approvvigionamento di tecnologie verdi e avanzate”, garantendo l’accesso alle risorse necessarie. “Questa rapida espansione dell’offerta sta portando a un significativo eccesso di capacità in molteplici settori e minacciando di indebolire le nostre industrie".
Gli Stati Uniti, da parte loro, “stanno utilizzando una politica industriale su larga scala per attrarre capacità manifatturiere nazionali di alto valore all’interno dei confini - compresa quella delle aziende europee - mentre utilizzano il protezionismo per escludere i concorrenti e dispiegano il proprio potere geopolitico per riorientare e catene di approvvigionamento sicure”. Secondo Draghi, “nonostante una serie di iniziative positive in corso, manca ancora una strategia generale su come rispondere in molteplici aree”, ma manca anche una strategia “su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie”.
Draghi ha indicato alcune azioni prioritarie per poter invertire questa rotta, anzitutto nei settori con la maggiore esposizione alle sfide verdi, digitali e di sicurezza. “Nella mia relazione ci concentriamo su 10 di questi macrosettori dell’economia europea. Ogni settore richiede riforme e strumenti specifici. L’ex presidente della Bce ha quindi indicato 3 principali fili conduttori: consentire la scalabilità per poter aumentare gli investimenti e conquistare quote di mercato in settori in cui conta maggiormente; fornitura di beni pubblici; garantire la fornitura di risorse e fattori di produzione essenziali, come ad esempio le materie prime critiche.
Per quanto riguarda il primo punto, Draghi ha portato tra gli esempi il settore della difesa, dove appunto la mancanza di scala sta ostacolando lo sviluppo della capacità industriale europea, come riconosciuto nella recente Strategia europea per l’industria della difesa. “I primi 5 operatori negli Stati Uniti rappresentano l’80% del suo mercato più ampio, mentre in Europa costituiscono solo il 45%”, ha osservato Draghi, riconoscendo che ciò deriva dalla frammentazione della spesa per la difesa in Ue.
Il secondo punto è la capacità di “fornire beni pubblici” laddove ci sono “possibili investimenti di cui beneficiamo tutti, ma che nessun Paese può portare avanti da solo”. I colli di bottiglia impattano i settori strategici dell’Unione, come clima, difesa, supercomputer e soprattutto energia: “Un mercato energetico integrato garantirebbe costi bassi dell’energia per le nostre imprese e più resilienza in caso di future crisi, ma non riusciremo a creare una vera Unione dell’energia, a meno che non ci accorderemo su un approccio comune”.
In questo contesto è cruciale il ricorso agli strumenti più adeguati per gli investimenti, ha precisato Draghi: “Il settore pubblico ha un grande ruolo da giocare, possiamo sfruttare la grande capacità di assumere prestiti sul mercato, ma la maggior parte degli investimenti deve essere coperta dal settore privato”. Un riferimento esplicito al lavoro “da far avanzare” sull’Unione dei mercati dei capitali - definita “una parte indispensabile” della strategia generale per la competitività europea - dal momento in cui l’Ue può contare su “molti risparmi privati, che però finiscono spesso nei depositi di banche e non aiutano la crescita finanziaria”.
Infine c’è l’ultimo punto dei 10 macro-settori su cui sta lavorando l’ex-premier italiano: “Assicurarci l’approvvigionamento di risorse essenziali“. Una priorità cruciale “se vogliamo portare avanti le nostre ambizioni climatiche senza aumentare la dipendenza da Paesi a cui non possiamo più affidarci”, in particolare sulle materie prime critiche.
"Data l'urgenza delle sfide che affrontiamo, non abbiamo il lusso di ritardare le risposte fino alla prossima modifica dei Trattati", ha detto Draghi. "Per assicurare coerenza tra i diversi strumenti politici, dobbiamo essere in grado di sviluppare un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. E se arriviamo alla conclusione che non è fattibile, in alcuni casi specifici dovremmo essere pronti a considerare di andare avanti con un sottogruppo di Stati, ad esempio per andare avanti sull'Unione dei mercati capitali per mobilitare investimenti", ha spiegato l'ex premier, precisando tuttavia che "come regola" l'Ue è chiamata ad "agire insieme". "I nostri rivali ci stanno precedendo perché possono agire come un unico paese, con un'unica strategia, e allinearvi tutti gli strumenti e le politiche necessarie", ha spiegato l'ex premier. "Se vogliamo eguagliarli, avremo bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri, una ridefinizione ambiziosa della nostra Unione".
A margine dell'intervento di Draghi, fonti Ue hanno precisato che l’appuntamento con l’ex-governatore della Banca centrale europea per la presentazione del rapporto non è ancora stato formalizzato, ma avverrà comunque dopo le elezioni europee del 6-9 giugno, dunque al più presto al vertice dei leader Ue del 27-28 giugno.