L'Aula, riunita in sessione plenaria, voterà i dossier concordati con il Consiglio Ue, i negoziatori parlano di un "ora o mai piu'" per l'approvazione del pacchetto.
La riforma della politica migratoria dell'Unione europea è oggi al voto al Parlamento europeo di Bruxelles, riunito in sessione plenaria. I 9 provvedimenti legislativi che compongono il Patto puntano a stabilire regole comuni e prevedibili per gestire l'accoglienza e la ricollocazione dei richiedenti asilo. Perché siano approvati basta la maggioranza semplice fra i 705 membri dell'emiciclo, ma ognuno di essi deve essere approvato singolarmente. Se anche uno solo venisse respinto, un probabile effetto domino farebbe crollare l'intera architettura della riforma.
Non ci dovrebbero essere rischi per il provvedimento che ha già superato lo scoglio dell'approvazione in commissione, ma diverse forze politiche nazionali hanno già annunciato che voteranno contro la linea della loro famiglia europea. L'estrema destra di Identità e Democrazia e il gruppo della Sinistra voteranno contro, più incerta è la posizione dei Verdi/Ale, mentre dovrebbe complessivamente reggere la maggioranza Ppe-S&D-Renew Europe e parte di Ecr, anche se con defezioni attese come quelle del Partito Democratico.
La normativa sulla gestione dell'asilo e della migrazione è l'elemento principale e dovrebbe sostituire il Regolamento Dublino, che stabilisce norme per determinare quale Stato membro è competente per l'esame di una domanda di asilo. Per aiutare i Paesi sottoposti a forte pressione migratoria, altri Stati membri potranno scegliere tra ricollocare i richiedenti asilo nel loro territorio o versare contributi finanziari. Il calcolo del contributo di ciascuno Stato membro si basa sulla dimensione della popolazione (50%) e sul suo Pil (50%), mentre ogni Paese è libero di decidere il tipo di contributo o una combinazione di questi. Il nuovo regolamento, come concordato, fissa la soglia minima per i ricollocamenti a 30.000 richiedenti e il contributo finanziario a 600 milioni di euro. In caso di impegni di ricollocamenti insufficienti, uno Stato membro beneficiario puo' chiedere agli altri Stati membri di assumersi la responsabilità di esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che devono essere rimpatriate nello Stato membro beneficiario, invece di contribuire con i ricollocamenti.
Il secondo file è il Regolamento sulla procedura di asilo che stabilisce una procedura comune a livello dell'Ue per la concessione o la revoca della protezione internazionale, in sostituzione delle diverse procedure nazionali. Contiene norme sulla procedura di frontiera che consentono una rapida valutazione alle frontiere esterne se le domande sono infondate o irricevibili. L'obiettivo è rendere le procedure di asilo e di rimpatrio alle frontiere più rapide ed efficaci, fino a 12 settimane. Permetterà di accelerare il trattamento delle domande di asilo (fino a sei mesi per una prima decisione) e di prevedere termini più brevi per le domande manifestamente infondate o inammissibili e alle frontiere.
Tra le altre disposizioni, è prevista la creazione di centri di accoglienza nel Paese di primo ingresso. La capacità adeguata a livello dell'Ue per lo svolgimento delle procedure di frontiera sarà di 30.000 posti di accoglienza e gli Stati membri dovranno garantire di essere in grado di svolgere le procedure di frontiera sul proprio territorio. Ciascun paese avrà un tetto annuale di domande da esaminare nella procedura di frontiera, che sarà determinato dalla Commissione Ue.
Vi è poi il Regolamento sulle situazioni di crisi, che stabilisce norme procedurali adeguate, eccezioni e la rapida attivazione di meccanismi di solidarietà per rispondere a situazioni di crisi, come quella verificatasi nel 2015 e nel 2016, un meccanismo di solidarietà e misure a sostegno degli Stati membri che si trovano ad affrontare un afflusso eccezionale di cittadini di Paesi terzi che porta alla saturazione del regime nazionale di asilo.
Presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020, il Patto ha attraversato molte difficoltà, con momenti di stallo che hanno fatto temere una bocciatura definitiva. A dicembre 2023 è poi arrivato l'accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento europeo, che ora deve essere ratificato da entrambe le istituzioni prima di diventare legge. Ma il tempo stringe: con le Elezioni europee alle porte, il mese di aprile è (quasi) l'ultima possibilità per gli eurodeputati di approvare il pacchetto di norme. Se il Patto non dovesse essere approvato nell'attuale sessione, l'Aula avrebbe ancora un'ultimissima chance nella Plenaria in programma a fine aprile a Strasburgo.