Gli eurodeputati hanno approvato in sessione plenaria a Strasburgo il testo negoziato con i co-legislatori del Consiglio Ue per mettere a terra la legislazione che ridurrà l'impatto ambientale del parco immobiliare comunitario.
Via libera finale della Plenaria alla direttiva sulle case green, che si pone l'obiettivo delle emissioni 0 entro il 2050 per il parco immobiliare dell'Unione europea. La direttiva, oggetto di un complesso negoziato tra i Paesi membri e tra le istituzioni comunitarie, è stata approvata con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. Il voto ha rappresentato l’ultimo atto di un percorso lungo e tortuoso che ha visto la proposta della Commissione europea del 2021 radicalmente modificata. Per diventare legge, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio dei ministri dell’Ue.
Le nuove misure entreranno in vigore dalla fine del 2026, obbligando i Paesi dell’Ue a presentare una serie di misure con le quali mirano a raggiungere questi obiettivi per il settore residenziale e non residenziale. Lo scopo della revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, come si legge in una nota dell’Eurocamera, è quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico. Secondo la nuova normativa tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni 0 a partire dal 2030.
Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni 0 a partire dal 2028. Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.
Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Inoltre, gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.