08/02/2024 - L'Ue lancia l'alleanza industriale sui mini reattori nucleari modulari.

Illustrato un piano per la diffusione delle prime centrali modulari entro il 2030.
 
L'Unione europea punta forte sui piccoli reattori modulari (SMR) per perseguire i propri obiettivi climatici per il 2040; martedì 6 febbraio la Commissione europea ha lanciato l'alleanza industriale dedicata agli SMR. L'iniziativa, evidenzia l'esecutivo Ue in una comunicazione, è "volta a migliorare la competitività industriale e garantire una forte catena di approvvigionamento dell'Ue, compresa una forza lavoro qualificata". L'iniziativa è strettamente collegata alla raccomandazione per un taglio delle emissioni di CO2 del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.
 
Come si legge nel comunicato, tutte le soluzioni a zero e a basse emissioni sono necessarie per raggiungere questo obiettivo, dalle rinnovabili alle soluzioni di efficienza energetica, fino all'utilizzo e allo stoccaggio del carbonio. Anche il nucleare trova così posto nell'elenco di tecnologie necessarie per decarbonizzare il sistema energetico entro il 2040: l'alleanza industriale per i piccoli reattori modulari servirà a rafforzare le capacità di innovazione e manifattura dell'Ue per accelerare la realizzazione dei primi progetti SMR nell'Unione entro il 2030 rispettando i più alti standard di sicurezza nucleare, sostenibilità ambientale e competitività industriale. A tal fine, l’esecutivo europeo “riconosce il potenziale contributo dei piccoli reattori modulari al raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici del Green Deal europeo”, si legge ancora.
 
I mini reattori modulari sono reattori più piccoli con una potenza massima di 300 Megawatt elettrici (MWe) e possono produrre 7.200.000 KWh al giorno. In confronto, le centrali nucleari di grandi dimensioni hanno una potenza superiore a 1000 MWe e possono produrre 24.000.000 KWh al giorno. Gli SMRs non godono delle economie di scala dei grandi impianti, ma offrono diversi vantaggi: sistemi e componenti possono essere assemblati in fabbrica e trasportati su un determinato sito per essere installati; sono adatti a sostituire centrali a carbone o a essere integrati in hub energetici; possono fornire elettricità e anche calore per diversi usi; necessitano di minori investimenti, essendo più economicamente convenienti rispetto alle centrali nucleari tradizionali; inoltre sono dotati di un sistema di sicurezza passivo e una struttura più semplice, che permetterebbero agli operatori di reagire meglio in caso di incidenti.
 
Secondo i dati di Eurostat, nel 2022 erano 13 i Paesi europei con reattori operativi: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Olanda, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia. Le centrali nucleari hanno generato il 21,8% del totale dell'elettricità prodotta nell'Ue nel 2022: un valore in flessione del 16.7% rispetto al 2021.