L'obiettivo è di aggirare al summit del 1° febbraio un altro veto del premier ungherese Orbán.
Secondo il Financial Times, l'Ue sta elaborando un piano di riserva da 20 miliardi di euro di aiuti per l'Ucraina in grado di aggirare le obiezioni dell'Ungheria di Viktor Orbán. In occasione del vertice del 15 dicembre i leader europei non sono riusciti infatti a trovare un accordo su un pacchetto da 50 miliardi per Kiev a causa del veto del premier ungherese. Secondo il quotidiano britannico, in un prossimo vertice in programma il 1 febbraio gli Stati membri forniranno garanzie al bilancio Ue consentendo alla Commissione europea di chiedere un prestito fino a 20 miliardi di euro per l'Ucraina l'anno prossimo.
Dopo una trattativa durata ore, allo scorso Consiglio europeo il presidente Charles Michel ha preferito congelare il dossier e rimandarlo al nuovo anno. Senza rinunciare a convincere Budapest: “Torneremo sulla materia a inizio del prossimo anno per cercare di raggiungere l’unanimità per attuare questo accordo”, aveva dichiarato il leader Ue a margine del vertice. Un piano dal valore massimo di 20 miliardi di euro, sganciati dal bilancio Ue, che la Commissione europea potrebbe prendere in prestito sui mercati di capitali grazie al rilascio di garanzie da parte degli Stati membri. L’aspetto cruciale è che l’opzione non richiederebbe l’approvazione da parte di tutti i 27 Stati membri, a condizione che tra i partecipanti principali vi siano Paesi con il miglior rating creditizio. Lo schema è simile è quello utilizzato in piena crisi pandemica, quando la Commissione fornì fino a 100 miliardi di euro di finanziamenti a basso costo ai 27 per programmi di sostegno al lavoro a breve termine. La principale pecca rispetto alla proposta originale basata sul bilancio dell’Ue, è che il piano sarebbe limitato ai prestiti e non includerebbe le sovvenzioni. Anche se gli Stati membri potrebbero comunque decidere di fornire sovvenzioni a livello bilaterale.
Esiste un altro scoglio a livello temporale: la Commissione europea vorrebbe sbloccare i fondi per Kiev il più presto possibile, al più tardi nel mese di marzo, ma per il rilascio di garanzie nazionali alcuni Paesi avrebbero bisogno di un iter di approvazione parlamentare. Per questo, secondo il Financial Times, a Bruxelles non smettono di puntare all’opzione A, quella di riuscire a convincere anche l’Ungheria e approvare la revisione del budget comunitario.