Le grandi multinazionali pagheranno (almeno) il 15% di tasse sul loro fatturato.

In pratica si impone il diritto di tassazione sulle multinazionali dai loro paesi d'origine ai mercati in cui hanno attività commerciali e realizzano profitti, indipendentemente dal fatto che le imprese abbiano una presenza fisica. L'accordo sulla nuova imposta non cerca di eliminare la concorrenza fiscale, ma pone limiti concordati a livello multilaterale su di essa e vedrà i Paesi raccogliere circa 150 miliardi di dollari di nuove entrate ogni anno. Si prevede che i guadagni delle entrate dei Paesi in via di sviluppo saranno maggiori di quelli delle economie più avanzate, in proporzione alle entrate esistenti.
Gli unici 4 Paesi che non hanno aderito sono Kenya, Nigeria, Pakistan e Sri Lanka. In Europa 3 Paesi hanno resistito sino alla fine, per motivi diversi ma tutti legati alle proprie realtà economiche. Ricevute rassicurazioni su ambito di applicazione e tempi di introduzione delle nuove regole, anche Irlanda, Estonia ed Ungheria alla fine hanno accettato. L’accordo sarà ora sottoposto alla riunione del G20.