Sul tavolo la proposta di regolamento (Data governance Act) per rendere disponibili tutte le informazioni oggi bloccate per la confidenzialità della loro natura

Una diversa politica sui dati avrebbe potuto “fornire una risposta più efficace alla crisi del Coronavirus“, sottolinea il team von der Leyen, sottolineando che ci sono 18 organizzazioni partner che hanno identificato diverse molecole per il trattamento contro il virus, grazie alla ‘donazione’ di informazioni da parte delle aziende farmaceutiche ai centri di ricerca europei. In assenza di un processo di condivisione dei dati, ci sono voluti 3 mesi, ma uno spazio comune europeo dei dati sanitari avrebbe facilitato lo sviluppo di soluzioni più rapide.
“Non si obbliga nessuno a condividere dati”, spiega Margrethe Vestager nel presentare la proposta. “Si vuole facilitare la condivisione per chi vuole”, precisa la vicepresidente esecutiva responsabile per Concorrenza e digitale. E’ convinzione dell’esecutivo comunitario che “con le giuste regole si possono usare”. Quel che manca oggi non è la volontà, ma strumenti adeguati. L’idea della Commissione europea è quella di creare un quadro normativo a prova di futuro, con un occhio speciale alla riservatezza e alla gestione di questi dati.
Nella sua proposta di regolamento, l'esecutivo Ue punta sull'apertura dell'accesso ai dati non personali sensibili detenuti dal settore pubblico, con misure per facilitarne il loro riutilizzo, nel rispetto di privacy e riservatezza. In base al Data Governance Act, si propone la creazione di intermediari e di regole chiare per la trasparenza e la neutralità dei quest'ultime sui dati. Le autorità pubbliche controlleranno il rispetto dei requisiti e la Commissione terrà un registro degli intermediari dei dati. Ci sarà dunque un controllo a doppio livello, nazionale e comunitario. Questi intermediari potranno raccogliere i dati tra i diversi Stati membri, e dovranno essere registrati.
Queste dovranno essere in grado di dimostrare che non utilizzeranno i dati raccolti per trarne profitto. La norma proposta non prevede però, per le aziende interessate, l'obbligo di sede sul territorio europeo. Le società dovranno anche garantire una separazione strutturale tra il servizio di condivisione dei dati e qualsiasi altro servizio fornito per evitare problemi di conflitto di interessi. Per la condivisione con Paesi terzi dei dati non personali 'altamente sensibili' è inoltre prevista una supervisione delle autorità competenti.
A questo si aggiunge la proposta di spazi aperti europei, database on-line comuni dove stivare tutte le informazioni di cui si ha bisogno. Si tratta di un’iniziativa per il riuso delle informazioni del settore pubblico. Enti pubblici e amministrazioni detengono grandi quantità di dati che non possono essere resi disponibili come dati aperti perché includono informazioni su individui o informazioni aziendali (ad esempio dati sanitari, informazioni sui sistemi finanziari). Il regolamento proposto completa quindi la direttiva sugli spazi aperti affrontando i dati che non possono essere resi disponibili come dati aperti.