Nuovo appello del presidente turco per la riapertura del processo di adesione del suo Paese, congelato nel 2018.

Dal canto suo, l'Europa è divisa in favorevoli e contrari: da un lato un gruppo di Stati membri tra cui la Germania (e l'Italia), che professa calma e dialogo, dall'altro Francia e Grecia, che spingono per il pugno duro. Negli ultimi mesi i rapporti sono rimasti piuttosto tesi. Le tensioni nel Mediterraneo orientale si sono sviluppate per molti mesi intorno all'esplorazione di gas da parte della Turchia nelle acque che Cipro e la Grecia rivendicano come loro zone economiche esclusive. La situazione si è aggravata quest'estate, quando la Turchia ha inviato la nave Oruc Reis, accompagnata da una flotta di navi militari, a perforare quella che la Grecia considera la sua piattaforma continentale.
Il percorso di adesione della Turchia nell'Ue è stato interrotto nel 2018. Prima la forte repressione contro l'opposizione interna ordinata da Erdogan con la scusa del tentativo di golpe del 2016, poi l'interventismo in Siria e quello in Libia hanno esacerbato i rapporti con l'Unione europea, in particolare con la Francia. Di recente, gli attentati a Parigi e Vienna hanno rinfocolato le tesi di un sostegno di Ankara al terrorismo di matrice islamica. Ma le sanzioni di cui si discute a Bruxelles riguardano un altro elemento di discordia, ossia l'intervento di Ankara nel Mediterraneo per mettere le mani sul giacimento di idrocarburi al largo di Cipro.
"L'Ue è molto chiara in termini di aspettative riguarda la Turchia: ci aspettiamo una de-escalation nell'area del Mediterraneo orientale. I leader Ue si rivedranno a dicembre per una revisione e una valutazione" dei comportamenti della Turchia e decidere "se procedere sul cammino di una agenda positiva" nei confronti di Ankara attraverso un "dialogo costruttivo e di cooperazione, oppure esplorare altre opzioni". Lo ha detto Peter Stano, portavoce dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell.