Critiche al Parlamento europeo per la regole sullo Stato di diritto. Altro stop per il Recovery fund.

L'Ungheria è sul piede di guerra: Zoltán Kovács, portavoce del governo ungherese ha parlato apertamente di ricatto politico da parte delle istituzioni europee."L'atteggiamento dell'Eurocamera e del Consiglio europeo attualmente guidato dalla Germania, non è assolutamente costruttivo - ha detto - ma è basato su dei preconcetti che impediscono un dialogo sincero sui criteri che definiscono la giusta applicazione dello Stato di diritto. Senza un dialogo sincero, quello che si sta mettendo in scena è puro tatticismo.
Il rischio sempre più tangibile è infatti che l'Unione finisca in esercizio provvisorio di bilancio e con sostanziali ritardi anche per l'esborso delle risorse del Recovery. Il teatro del nuovo scontro è stato il Coreper, la riunione dei 27 ambasciatori presso l'Unione, chiamati dalla presidenza di turno tedesca a dare il via libera politico agli accordi preliminari raggiunti dai negoziatori di Consiglio e Parlamento europeo su Budget 2021-2027 e risorse proprie. Dossier sui quali è necessario un assenso unanime, presi in ostaggio da Budapest e Varsavia come ritorsione, perché non hanno invece potuto bloccare il provvedimento che stava loro più a cuore, ovvero l'ok all'intesa sulla condizionalità che subordina l'erogazione dei fondi dal Bilancio europeo al rispetto dello Stato di diritto.
Col veto ungherese bilancio Ue e meccanismo per la ripresa sono a rischio. Per Paesi come Italia e Spagna, che più di ogni altro hanno bisogno delle risorse anti-crisi, questo ricatto rischia di costare caro. Se non si cede ai diktat di Budapest, si perdono bilancio e Recovery fund. Se invece si cede, si salvano le risorse per il funzionamento e il rilancio dell’Ue, ma l’Unione si ritroverà su una china illiberale dove diritti fondamentali e Stato di diritto sono solo nei fatti.
Tecnicamente l'ok alla condizionalità sullo Stato di diritto è stata confermato. Ora basta una procedura scritta (anche in questo caso a maggioranza qualificata) per l'adozione formale e poi il dossier potrebbe arrivare al Parlamento europeo già in occasione della plenaria della prossima settimana, per la ratifica finale, che la trasformerà in legge. Questo significa che anche in caso di esercizio provvisorio del Bilancio, la norma potrebbe essere applicata ed i fondi potrebbero essere bloccati, in qualsiasi caso, se i due Paesi non rispetteranno le regole democratiche a fondamento dell'Unione.
Mentre Berlino studia le prossime mosse, dell'ennesimo stallo si parlerà alla videoconferenza dei ministri degli Affari europei, in vista della riunione virtuale dei leader di giovedì 19 novembre, originariamente convocata dal presidente del Consiglio, Charles Michel, sul tema Covid, ma che vista la posta in gioco, sarà monopolizzata dai tentativi di sbloccare il nuovo impasse.