07/11/2019 - Plastic Tax: come funziona negli altri Stati membri.

La tassa in Europa è già realtà, la Commissione Ue vorrebbe introdurla a livello comunitario.
 
In Italia in questi giorni si sta discutendo sull'introduzione della Plastic Tax. Si dovrebbe trattare di una imposta sul “consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego”, che prevede anche “incentivi per le aziende produttrici di manufatti in plastica biodegradabile e compostabile”. In sostanza, la plastic tax mira a scoraggiare l'utilizzo di prodotti monouso contenenti plastica, con un'aliquota unica di 1 euro ogni kg di plastica.
 
I contrari al provvedimento temono che questa tassa possa mettere in difficoltà un comparto, quello delle industrie che producono macchine per il confezionamento e l'imballaggio, che ha avuto un fatturato di 7,85 miliardi di euro nel 2018, in crescita del 9,4% sull'anno precedente, e che resta uno dei comparti industriali italiani più vitali.
 
L'idea è anche in discussione a livello comunitario. A maggio 2018 la Commissione europea ha inserito tra le sue proposte per il bilancio comunitario 2021-2027 l'introduzione di un tributo nazionale di 0,80 centesimi di euro per ogni kg di plastica contenuto in imballaggi non riciclati. Si stima che questa tassa potrebbe generare ricavi annuali per 6,6 miliardi di euro.
 
Al momento, la proposta è sul tavolo del Consiglio europeo, la cui presidenza di turno è attualmente ricoperta dalla Finlandia, che in un comunicato del 7 ottobre 2019 ha sottolineato come l'introduzione di una tassa sulla plastica non riciclata stia raccogliendo "un vasto supporto" e sarebbe l'unica nuova tassa proposta dalla Commissione Ue ad avere ottenuto l'appoggio degli Stati membri durante la discussione sul bilancio.
 
Uno studio dell'Ocse, pubblicato a luglio 2019, spiega come in diversi Paesi membri siano in vigore tasse sulla plastica, o meglio, su determinati tipi di plastica e su determinati usi della plastica, come quella destinata agli imballaggi. Diversi Stati membri - come Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Paesi Bassi e Slovenia - hanno infatti scelto anche la leva fiscale per modificare il comportamento dei cittadini in questo settore. Per esempio, la tassa sugli imballaggi in Belgio è di 3,6 euro al chilogrammo per le posate usa e getta di plastica, mentre è di 3 euro al chilo per le borse di plastica monouso. In Francia, la tassa è di 6 centesimi di euro per borsa; in Irlanda di 0,22 euro; in Portogallo di 0,08 euro (più Iva); nel Regno Unito di 5 centesimi di euro.
 
Una misura simile sulle borse di plastica in materiale leggero è tra l'altro in vigore anche in Italia, attraverso una legge del 2017 che ha recepito una direttiva europea del 2015 e che all'epoca aveva creato non poche polemiche. In Danimarca, i prodotti di packaging hanno un'imposta che va da oltre 1 euro al chilo per quelli che contengono plastica riciclata, a oltre 1,70 euro per i prodotti con plastica non riciclata. Nel Paese scandinavo sono tassate anche altre due materie plastiche, il polistirene espanso sinterizzato (Eps) e il cloruro di polivinile (Pvc), entrambi circa 2,70 euro al chilo. Nel 2018, il Regno Unito ha invece introdotto una plastic packaging tax che entrerà in vigore da aprile 2022.